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Diamoci del “tu”!

La Svezia è un paese molto informale, che guarda poco alle formalità e molto alla sostanza. E forse questa è una delle cose che amo di più di questo meraviglioso paese.

Raramente si fa distinzione tra “Salve”, “Arrivederci” o “Ciao”.

Dovunque vai, uffici pubblici, treni, medici, avvocati, il saluto classico è “Hej!”.

Le lettera, che sia informale o formale, si aprirà sempre con “Hej ….!”

I titoli raramente vengono utilizzati e le persone solitamente si chiamano per nome. Ho fatto molta fatica all’inizio a chiamare per nome i miei professori di università.

Insomma, qui mai si vedranno scene di fantozziana memoria.

Inoltre, il tu è una forma usata. Molto usata. Raramente si usano altre forme come lei/voi o titoli.

Addirittura il Re non viene chiamato Sua Maestà ma semplicemente Re.

Ad esempio, invece del classico Hennes Kungliga Höghet Kronprinsessan (Sua Altezza Reale la Principessa Ereditaria…), semplicemente Principessa.

In un blog dell’Aftonbladet una giornalista ha espresso il suo stupore su come la famiglia reale fosse addirittura indirizzata con del “tu” da molti giornalisti, e su quanto a loro questa cosa effettivamente andasse più che bene.

Questo è il risultato di una riforma, la cosiddetta Riforma del Tu (Du-Reformen), partita alla fine degli anni 60. Il tutto prese piede da una iniziativa personale di Bror Rexed, neo direttore del Medicinalstyrelsen, che il 3 Luglio 1967, nel suo messaggio inaugurale chiese a tutti di chiamarlo semplicemente Bror e annunciò che avrebbe dato del tu a chiunque.

Come tutte le cose belle, la riforma prese piede quasi da sola, diffondendosi in tutta la nazione, con il benestare di amministrazioni locali che invitavano a seguire questo nuovo standard, dando così vita a quell’ambiente rilassato e informale che caratterizza la Svezia di oggi.

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