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Gomorron Italien

Buongiorno a tutti!

Stamane mi sono svegliata presto, non avevo lezioni e quindi ho deciso di praticare il mio svedese guardando Gomorron Sverige, un format che si rifà chiaramente a Good Morning America e che va in onda su SVT1 (Rai 1 svedese).

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Fonte: vipatv.svt.se

Per capire un paese sotto certi aspetti basta anche solo guardare la tv per pochi minuti. Lo guardo capendo la metà di quanto dicono e arrivano le news dello sport. Avevo notato di già la diversa importanza data ai vari sport e categorie rispetto all’Italia e volevo portarvi l’esempio di stamane.

Infatti, nell’ordine il presentatore di SportNytt ha parlato di:

  • sci (campionati di sci nordico che si stanno tenendo in Finlandia – l’Italia, btw, sta facendo meglio della Svezia – siamo 6° e loro 9°! Namasté, alé!)
  • nazionale di calcio femminile 
  • campionato di hockey femminile
  • campionato di hockey maschile

Non sono di certo una femminista, ma prendo atto che tra noi e la Svezia ci sta un abisso.

In Italia neanche al tg del Piffero Magico Volante si parla degli sport di squadra al femminile, e mai si farebbe una scelta come quella di dare addirittura precedenza alla sezione femminile piuttosto che a quella maschile.

Giustamente in Italia l’interesse per la sezione femminile di uno sport è generalmente minore di quella maschile (provate a dire di no) quindi i telegiornali giustamente tacciono. Ma questo, a mio parere, è frutto di una blanda mentalità pseudo-maschilista del nostro paese. Un giornalista, Peppe Iannicelli, ritiene “le donne che giocano al calcio buffe, sgraziate, troppo mascoline”, che lui è “purtroppo legato allo stereotipo della calciatrice dalle gambe pelose e degli spettatori guardoni che al massimo frequentano gli spalti per farsi quattro risate o sbirciare qualche nudità” e consiglia alle donne di scegliere “un altro sport più adatto ad esaltare la vostra femminilità” (qui l’articolo di OptiMagazine).  Il giornalista – per quanto non ne condivida il pensiero – non ha detto niente di straordinario, perché è qualcosa che ho sentito dire in giro molte volte nel mio paese. Questa è una mentalità intrinseca nella cultura del nostro paese, e di certo non vuol dire che le donne sono odiate o discriminate. Ci mancherebbe! Non sto dicendo questo. Dico solo che alla parità dei sessi c’è ancora un bel po’ di strada da fare.

Ritengo che Iannicelli – anche se con i toni sbagliati e da camerata – abbia detto una grande verità: quanti maschietti andrebbero a guardarsi una partita della nazionale di calcio femminile? Pochi.

Quindi la domanda che mi pongo è: siamo noi che siamo indietro o la Svezia che è avanti?

6 pensieri riguardo “Gomorron Italien

  1. In quanto a maschilismo e misoginia non ci batte nessuno, a parte Trump forse !
    Porto un piccolo esempio dalla mia esperienza; in Francia, dove ho vissuto negli ultimi anni, seguivo l’associazione FEMEN. Ho cercato la stessa associazione in Italia, scoprendo con grande rammarico, che FEMEN Italia non é altro che una pagina facebook che ripubblica i post delle militanti d’oltralpe.
    Potrei parlare ancora di molte altre cose, delle coppette mestruali in vendita normalmente al supermercato …
    Tutte piccolezze, sfumature quasi, che nel concreto fanno la differenza.

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  2. Sarò impopolare ma ahimè la colpa è anche delle donne stesse. Mi spiego meglio: pratico sport a livello intensivo, nonostante l’età, nonostante la famiglia, nonostante il lavoro a tempo pieno. Lo faccio perché mi fa sentire bene e perché è diventato una parte imprescindibile di me, anche un po’ una droga (detta endorfina!).
    Se posso gestire tutto ciò è sicuramente grazie a mio marito e ai miei suoceri. Però sono una mosca bianca: le mie amiche per prime mi trattano come una fanatica, nessuna di loro va oltre il pilates, e da ciò che leggo in giro la preoccupazione maggiore legata alla pratica dell’attività fisica è se l’acconciatura si rovina…

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  3. Da giovane ho giocato a hockey su ghiaccio e ricordo ancora lo stupore nei volti di chi vedeva una squadra femminile, di uno sport poco diffuso da noi e prettamente maschile, arrivare in “abiti civili”, splendente in tutta la sua femminilità!!! Per la cronaca: impossibilitate a continuare ad autofinanziarci e a trovare uno sponsor, abbiamo dovuto rinunciare e chiudere la società. Ci sono sicuramente molti ambiti in cui la ricerca della parità è più essenziale, vedi stipendi, opportunità di carriera … però dovremmo partire, forse, dalle cose più semplici, come lo sport. Buona serata.

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    1. Mi dispiace per la sorte che ha dovuto subire la tua società di hockey, vittima di questo modo molto “arretrato” di vedere la femminilità. E’ davvero triste. Ed è vero che un cambiamento può anche arrivare dallo sport. E io credo che i mezzi di informazione, come la RAI, che è parte del servizio pubblico, abbiano una grande responsabilità sociale. Se loro stessi iniziassero a promuovere un tipo diverso di femminilità, diverso da quello di Uomini e Donne – per dire-, questo aiuterebbe molto. Ma in Italia come sappiamo “responsabilità sociale” è un’espressione quasi sconosciuta od ignorata.

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